Abbiamo già affrontato il discorso relativo a quegli scrittori scoperti grazie a internet, ma nel caso di Rupi Kaur, classe 1992, si va oltre. Già, perché la poetessa canadese di origine indiana è un caso emblematico, capace di vendere milioni di copie pur essendo i suoi lavori per lo più disponibili su Instagram, dove possono essere condivisi e replicati all’infinito.
Con il caso di Kaur, gli autori pure scoperti su internet ma attraverso piattaforme più tradizionali rischiano di apparire come dinosauri di un’altra epoca. Allo stesso tempo, Kaur, esplosa nel 2016, sembra quasi non sollecitare più alcun interesse: i rischi connessi alla viralità, evidentemente, perché proprio come un meme arriva il momento in cui si esaurisce l’effetto novità. E se questo ha una certa durata nel mondo dell’editoria tradizionale, non si può dire lo stesso di chi nasce e cresce all’ombra dei social network.
Gli emuli di Rupi
Kaur dovrà dimostrare di non essere un fenomeno solo passeggero con le sue prossime uscite, ma intanto ci sono scrittori, soprattutto poeti, che hanno attirato l’interesse del pubblico virtuale (e non solo), magari proprio perché prendono in giro la più famosa di questa nuova “èlite”: è il caso di Arti Gollapudi, che in realtà potremmo definire una comica.
A ogni modo l’attenzione delle case editrici per poeti e “scrittori da smartphone”, come sono stati definiti, rimane altissima: così si spiega il rinnovato successo di Guido Catalano, che comunque aveva già pubblicato diversi volumi ben prima della nascita di Instagram, oppure della poetessa statunitense Amanda Gorman.